martedì 25 gennaio 2011

TUTTA LA VITA DAVANTI


Il grottesco e tragicomico mondo del precariato italiano osservato con umanità da Paolo Virzì
Chiara Renda               

Nel bel mezzo di una corale apertura onirica a suon di Beach Boys, la voce narrante di Laura Morante ci introduce cautamente nella favola nera di Marta, ventiquattrenne siciliana trapiantata a Roma neolaureata con lode, abbraccio accademico e pubblicazione della tesi in filosofia teoretica.

Umile, curiosa e un poco ingenua, Marta si vede chiudere in faccia le porte del mondo accademico ed editoriale, per ritrovarsi a essere "scelta" come baby-sitter dalla figlia della sbandata e fragile ragazza madre Sonia (interpretata con struggente intensità da Micaela Ramazzotti). È proprio questa "Marilyn di borgata" a introdurla nel call center della Multiple, azienda specializzata nella vendita di un apparecchio di depurazione dell'acqua apparentemente miracoloso.
Da qui inizia il viaggio di Marta in un mondo alieno, quello dei tanti giovani, carini e "precariamente occupati" italiani: in una periferia romana spaventosamente deserta e avveniristica, isolata dal resto del mondo come un reality, la Multiple si rivela pian piano al suo sguardo ingenuo come una sorta di mostro che fagocita i giovani lavoratori, illudendoli con premi e incoraggiamenti (sms motivazionali quotidiani della capo-reparto), training da villaggio vacanze (coreografie di gruppo per "iniziare bene la giornata") per poi punirli con eliminazioni alla Grande fratello. Un mondo plasticamente sorridente e spaventato, in cui vittime (giovani precari pieni di speranze come il fragile Lucio 2 di Elio Germano) e carnefici (Ghini e Ferilli, di nuovo insieme diretti da Virzì dopo La bella vita) sono accomunati da una stessa ansia per il futuro che si tramuta in folle disperazione. Non c'è scampo per nessuno all'interno di queste logiche di sfruttamento, e a poco servirà il tentativo dell'onesto ma evanescente sindacalista Giorgio Conforti (Valerio Mastandrea) di cambiare idealisticamente un mondo che difficilmente può essere cambiato.
Prendendo spunto dal libro della blogger sarda Michela Murgia, "Il mondo deve sapere", Virzì esplora con gli occhi di Marta, attraverso il viso curioso della fresca Isabella Ragonese (per adesso solo una piccola parte in Nuovomondo), l'inferno di questo precariato con tutta la vita davanti; e lo fa con lo spirito comico e amaro che da sempre lo contraddistingue. Accentuando stavolta i toni tragicomici e grotteschi da commedia nera, il regista toscano dà vita a un'opera corale, matura e agghiacciante, che rivisita (attualizzandola) la miglior tradizione della commedia amara alla Monicelli, costruendo – grazie anche all'apporto del fido sceneggiatore Francesco Bruni – personaggi complessi e sfaccettati, teneri e feroci, comici e tragici a un tempo, ma tutti disperatamente umani e autentici. Con la stessa umiltà e onestà intellettuale di Marta, Virzì si muove tra le spaventose dinamiche del mondo moderno senza mai cadere nel facile giudizio, nel pietismo o – vista l'attualità del tema – nella trappola del film a tesi, mantenendo sempre in primo piano il suo amore per gli ultimi e una compassione per le sue creature disperate e perfide, figlie di una società malata, ma forse non ancora in fase terminale. E se Marta può ancora sognare un mondo migliore per sé e per la bambina cui fa da baby-sitter, un mondo che balla spensierato ascoltando i Beach Boys e si affeziona a una voce telefonica, tutto attorno resta un ritratto allarmante dell'Italia di oggi, che Virzì svela sapientemente sotto una patina di sinistra comicità. Un'Italia dolce e amara quella di Tutta la vita davanti, che commuove e angoscia lasciandoci con un groppo in gola, come quell'ovosodo che non andava né su né giù.

sabato 22 gennaio 2011

Fuga di Cervelli


Da sempre gli uomini sono stati attirati dall'avventura e dal desiderio di cercare una vita migliore per loro stessi e per le loro famiglie, rifiutando di rassegnarsi  alla povertà o alla prepotenza. Questa è la realtà al giorno d'oggi.

Ma mentre tanti invadono l'Europa arrivati dal Brasile, dall'Africa o dai nuovi paesi dell'Est europeo, ci sono altri che lasciano la stessa Europa, delusi dalla mancanza di opportunità di trovare un lavoro che sia in grado di soddisfare le loro aspettative.

I giovani laureati europei si sentono traditi: dopo anni di studio e di impegno, di promesse e di speranze, si trovano in una situazione che non avevano mai sognato ossia, l'assenza di lavoro compatibile con la loro formazione.

Quindi ci sono molti che se ne vanno in Svezia, in Norvegia, in Cina, in Australia, in Bahrain e ancora in America per non far morire il sogno. È un peccato che i loro paesi vengano rubati della loro intelligenza, della loro capacità che gli sarebbero tanto necessarie.

domenica 16 gennaio 2011

Kossi Komla-Ebri, scrittore migrante

Nomi: Kossi Amékowoyoa Cognome: KOMLA-EBRI
Nato in Togo (Tsévié) il 10/01/1954, Kossi Amékowoyoa KOMLA-EBRI (Basile KOMLA) conseguita la maturità in Francia, approda in Italia nel 1974 a Bologna ospite del fu Card. Giacomo Lercaro presso il Collegio Internazionale “Villa San Giacomo”. Completati gli studi universitari in Medicina e Chirurgia a Bologna, si è specializzato a Milano in Chirurgia Generale. Oggi lavora in Laboratorio Analisi presso l’ospedale Fatebenefratelli di Erba (Co). È sposato e padre di due figli e risiede a Pontelambro (Co).
Vincitore del primo premio per la narrativa in occasione della terza edizione del concorso Eks&Tra nel 1997 col racconto “Quando attraverserò il fiume”, è premiato anche nell’edizione del 1998, con “Mal di…”. Altri racconti: “Sognando una favola”, “Vado a casa”, “Le due scatole di fiammiferi” sono stati segnalati per la pubblicazione in diverse antologie. I suoi saggi sono usciti sulla rivista “Lettere” e sulla rivista “Caffè”. Un racconto, “La manif”, è stato pubblicato sulla rivista “NarraSud” e sul sito “Sagarana” e un altro, “Il buio nella notte”, sul quotidiano “L’Unità”. Due opere sono state pubblicate nell’Antologia “La lingua strappata”, Leoncavallo Libri 1999.


Ulteriori informazioni su: http://www.kossi-komlaebri.net/interventi.php

mercoledì 12 gennaio 2011

martedì 11 gennaio 2011

Immigrazione in Europa

Per tantissima gente l'Europa è adesso un'altra America dove il sogno di una vita migliore può diventare realtà. Quindi, molti paesi europei sono stati invasi da immigrati venuti da regioni dove soprattutto la fame o la guerra li hanno spinti a scappare dalla fame o dalla violenza.
Ma alcuni paesi Europei che un po' di tempo fa hanno spinto i loro immigrati per il mondo, si sono adesso dimenticati e non rendono la vita facille a chi li raggiunge per sopravvivere.

La memoria degli uomini è corta!

Cosa voglio di più



Trama
Anna è diventata tutto quello che ci si aspettava da lei: ha un impiego modesto ma sicuro, è vitale, affettuosa con la famiglia, gli amici e con il suo compagno Alessio, col quale ha deciso di avere un bambino. Quello che le manca forse è proprio il coraggio di prendersi una responsabilità definitiva verso il suo futuro. Futuro che ha i contorni di un ufficio, di una città che si allarga sempre di più, i toni tenui di un treno che dalla periferia la porta in centro, quelli più accesi di una relazione che le sembra serena. Quando Domenico irrompe nella sua vita però tutti quei contorni svaniscono e per la prima volta mette a fuoco l'amore, quello fatto di desiderio e passione. Ma l'amore spesso ha a che fare con linee nette, confini. Quelli del corpo, innanzitutto, che Domenico le insegna a scoprire e ad amare. Poi quelli del matrimonio di lui: è sposato con Miriam e hanno due bambini. La storia fra Domenico e Anna è una ribellione sottovoce che si regge su un equilibrio precario come la loro vita: incontri clandestini, litigate al cellulare, bugie, carezze soffocate dallo scadere della pausa pranzo, il sesso coinvolgente consumato in una stanza di un motel a ore. Fino a quando Anna non decide che vuole molto di più...

venerdì 7 gennaio 2011

I Giovani e il Matrimonio


I giovani rinviano la costituizione di una nuova famiglia ogni volta di più e non solo in Italia.




"La sindrome del rinvio. Colpisce i figli che non se ne vanno mai di casa. In dieci anni i Tanguy nostrani sono passati dal 35'5% al 43'3%, una percentuale che supera quella delle giovani coppie con figli passate dal 40 al 29 per cento. Rinviano tutto: la fine degli studi, l'ingresso nel lavoro, l'uscita dalla famiglia d'origine, la formazione di una nuova famiglia. Alla fine rinunciano a diventare genitori."

Tratto da La Reppublica.it


Che spiegazioni si possono trovare per questo atteggiamento?






lunedì 3 gennaio 2011

Come i portoghesi trattano il loro patrimonio

I portoghesi trattano il loro patrimonio così:


Questo mucchio di legna è ciò che resta del battello trovato a Corpo Santo - Caís do Sodré nell`anno 1995...


Ma questi battelli romani del secolo III a.c. (Pirogas Monóxilas) ritrovati nello fiume "Lima"
sono più fortunati:


Questo centro di archeologia non esiste più... Loro hanno ricoverato gli oggetti che abbiamo conservato nel Padiglione Portoghese della Expo`98. Io non saprei dove sono oggi! Un regalo per chi indovina dove...